Ancora accuse alla Disney per la sospensione del programma lavorativo-cuturale che coinvolge ragazzi italiani a EPCOT (Walt Disney World, Florida)

Giusto una piccola nota riguardo ad un articolo - non il solo, perchè questa notizia è apparsa su molte altre testate - pubblicato su L'Unico, testata giornalistica di Roma. Prendiamo questa come semplice esempio per dimostrare di come un'informazione non approfondita generi titoli e articoli che non rispecchiano completamente la realtà dei fatti. Nessuno mette in dubbio la buonafede di chi scrive, ma ci sembra giusto chiarire un'inesattezza che ci pare grave.
I fatti riportati vengono rappresentati in modo non completamente esatto. I giovani italiani in questione, infatti, appartengono ad uno specifico programma che non viene gestito direttamente da Disney, ma da una società esterna - Patina - che fornisce al parco Disney di EPCOT ragazzi impiegati nei settori di ristorazione e merchandise per un periodo che va dai 12 ai 15 mesi. Il medesimo programma cui ha partecipato 2 anni fa anche una delle figlie di chi scrive.
Il programma, concordato con i vari Stati di diverse parti del mondo, ha finalità di scambio culturale per i giovani ed è legato ad una permanenza temporanea vincolata unicamente alla propria presenza lavorativa in quella determinata attività e anche gli alloggi - di proprietà Disney - affittati a questi ragazzi sono compresi nel programma. Negli appartamenti da 2 a 6 posti convivono giovani dai 18 anni in poi provenienti da Nazioni diverse tra loro.
Questo significa che la procedura di sfratto diventa automatica una volta che il programma non possa più essere svolto. Chiudendo il parco, il programma purtroppo è terminato. Inoltre a noi risulta che Patina abbia riconosciuto una buonuscita di 600 dollari e addirittura ad alcuni ragazzi sia stata accreditata una somma di circa 1200 dollari a cura del Governo USA. Abbiamo chiaramente avuto un riscontro solamente da alcuni di loro e quindi non possiamo affermare con certezza che tutti li abbiano ricevuti, ma nessuno ci risulta abbia ancora menzionato questo aiuto concreto - e sostanzialmente nemmeno dovuto - per facilitare il loro ritorno in patria dal momento che, per la legge americana, al momento della chiusura del programma non si ha alcun titolo per restare negli USA. Non si tratta infatti di un visto turistico ma di un visto lavorativo temporaneo creato specificamente per questo scopo.
Infine, la Disney stessa ha prorogato - di sua iniziativa - di alcuni giorni la permanenza dei ragazzi negli appartamenti per dare modo a tutti quelli ancora presenti a Orlando di imbarcarsi con un volo charter per l'Italia.
Ci sembrava dunque importante fare chiarezza su una notizia che mette ingiustamente in cattiva luce la Disney Company. Il settore dei parchi sta già vivendo la peggiore crisi da quando negli anni '20 in America vi fu il tracollo delle allora innumerevoli strutture ivi presenti. Ma in questo caso stiamo parlando di una crisi dei parchi a livello globale, con centinaia di migliaia di persone impiegate direttamente e milioni nell'indotto. Non crediamo facciano bene al settore questo tipo di informazioni - e titoli di giornale - non corrette.