In nome del politicamente corretto si continuano a mettere in discussione fatti e personaggi storici. E anche le attrazioni all’interno dei parchi di divertimento

Ormai è assodato. Inseguendo ad ogni costo il politically correct, ci stanno rubando la Storia (e la Memoria). Anche la Disney.
Non si è sempre detto che "La Storia è maestra di vita"? E se la cancelliamo in nome del mutato sentire, del pur sacrosanto diritto all'uguaglianza e alla non discriminazione, non eliminiamo forse anche gli spunti di riflessione sugli accadimenti della Storia passata? Negare il passato, l'intero percorso dell'umanità pur con i suoi enormi limiti, le sue nefandezze, l'evoluzione della cultura, cui prodest? A chi giova?
Ci sentiremo migliori se verranno - come annunciato in questi giorni - rimosse le scene considerate razziste dell'iconica attrazione Jungle Cruise dei parchi Disney? I nostri figli e nipoti cresceranno immuni dal contagio del razzismo se cartoon realizzati nel secolo scorso come Dumbo (1941), Peter Pan (1953) e Gli Aristogatti (1970) sono stati sconsigliati ai minori di 7 anni se non accompagnati dai genitori?
Perché si insiste nel continuare in questa follia - almeno nell'opinione di chi scrive - del non volere più accettare che le persone e i fatti debbano essere analizzati all'interno del proprio periodo storico e culturale? Vogliamo distruggere tutte le statue dei personaggi che, bene o male, hanno operato "nel corso degli umani eventi"? O modificare le loro opere letterarie, cinematografiche, artistiche?
Molta parte della Storia, se analizzata con i parametri del pensiero attuale, sarebbe da condannare. Proprio come sta facendo anche, tra gli altri, la Disney Company con alcuni dei suoi capolavori cinematografici e con le attrazioni storiche nei parchi di divertimento. L'esempio di Jungle Cruise, che segue quello di Splash Mountain - ma non solo - è sintomatico di una deriva di cui ancora non riusciamo a comprendere appieno le conseguenze.
Potrebbe sorgere il sospetto, almeno nel caso di Jungle Cruise, che l'annuncio delle modifiche ad alcune scene del percorso rientri all'interno di un'abile operazione di marketing che precede l'imminente uscita del film Disney ad essa dedicata, ma tutto il resto?
Biancaneve - altra polemica recente - non può più cucinare e lavare gli abiti per i 7 nani perchè questo è un messaggio maschilista? Bene, allora mandiamola in miniera al posto loro ad ammalarsi di silicosi e ad usare un piccone con la forza di cui può disporre una ragazza. Ma non è questo il punto.
Come si può infatti ignorare che nel 1937 - anno in cui il cartoon uscì nelle sale - era assolutamente normale considerare il ruolo di casalinga, moglie e madre come la massima aspirazione per una ragazza, oltre a quella di sognare il Prince Charming. Chi poteva mai inventarsi all'epoca una principessa nera (Tiana de La Principessa e il ranocchio - 2009) o una principessa appartenente alla comunità LGBT?
E allora continuiamo ossessivamente con questo metodo, denigrando e cercando di cancellare il lavoro di storytellers, scenografi, disegnatori e artisti vari che per la Disney hanno creato capolavori che anche oggi, a parere di chi scrive, meriterebbero un maggiore rispetto perchè la loro unica "colpa" è quella di essere figli della loro epoca storica.
Tra qualche decennio anche noi potremmo essere altrettanto colpevoli per quello in cui crediamo oggi e continuo a chiedermi perché chi si scandalizza per gli errori del passato non si renda conto che quello che oggi è ritenuto politicamente corretto, domani potrebbe non esserlo più. Essere ritenuti a nostra volta "orribili uomini del passato" non credo sia così piacevole e nemmeno giusto. Fosse anche solo per un'attrazione su cui stiamo lavorando in questi mesi e che naturalmente sarà figlia del nostro tempo.