Le problematiche che stanno drammaticamente emergendo nel mondo dei Parchi di Divertimento. Causa più danni il Covid-19 o la sua gestione?

Cosa succederà adesso? E tra un mese? Si tratta di una di quelle domande a cui nessuno è in grado di dare una risposta certa. Stiamo assistendo sui Media ad un vero e proprio bombardamento di informazioni da parte di esperti, presunti esperti, opinionisti, politici, giornalisti, sociologi e - ci viene da dire per completare questo allucinante Circo Barnum - nani e ballerine... E a nostro parere ancora nessuno, o almeno la cosiddetta "gente normale", è in grado di sapere cosa l'aspetta nel futuro.
Lo stesso accade nello specifico settore dei parchi di divertimento, iniziando dalle date di apertura. Si deve considerare innanzitutto che esistono notevoli diversità tra le varie strutture che Parksmania classifica come Parco di Divertimento. E' indubbio che, ad esempio, la metodologia di fruizione di Parco Giardino Sigurtà o Parco Natura Viva sia notevolmente diversa da quella di un parco tematico come Gardaland, che più facilmente raccoglie numerose persone a stretto contatto su attrazioni o sale comuni ed è per questo che volendo generalizzare, si rischia di creare ancora maggiore confusione.
Una confusione che regna sovrana nella gestione di questa emergenza da parte di chi sarebbe deputato a governare il problema - senza per questo esprimere il benché minimo giudizio politico, che in questi casi sarebbe assolutamente fuori luogo e poco intelligente - e che aggiunge incertezze ad incertezze. Questo virus, almeno a parere di chi scrive, farà il suo inarrestabile percorso nel mondo così come accade per ogni altra epidemia. A maggior ragione in questo tipo di società globalmente interconnessa. Il rallentarne la corsa con ogni mezzo per cercare di evitare il collasso dei sistemi sanitari - questo il vero problema allo stato attuale - può essere quindi una delle soluzioni più corrette. Questo porta a una serie di disposizioni e conseguenti problematiche cui ormai tutti stanno assistendo, anche se una gestione - e una comunicazione - meno arruffona e caotica, sicuramente avrebbe creato meno danni di quelli cui stiamo assistendo oggi.
Non avendo chi scrive la necessaria competenza, non è possibile esprimere giudizi su necessità ed efficacia delle diverse iniziative in atto nella nostra e nelle altrui nazioni, ma si può sicuramente affermare che queste misure stanno portando al tracollo delle attività produttive. E tra queste, quella del turismo - cui i Parchi afferiscono - è una di quelle in cui si sono evidenziati più celermente i devastanti effetti. Vediamone alcuni.
Gli introiti da ticketing online, con le scontistiche offerte a chi prenotava in anticipo la propria giornata di divertimento e a cui negli ultimi anni molti parchi avevano affidato le loro fortune, ha subito un crollo di circa il 90%. Viene di conseguenza immediatamente a mancare per i gestori la liquidità necessaria per affrontare le prime spese anticipate delle strutture. L'incertezza, ma soprattutto lo sconforto, la fanno da padroni in questi giorni negli uffici dei parchi e questo - è molto chiaro - condizionerà tutta la stagione 2020.
Il caos dei divieti relativi a manifestazioni, eventi, assembramenti in luoghi circoscritti ha causato la chiusura temporanea di Luna Farm, il nuovo parco family indoor di Bologna, mentre - sempre per citare altri esempi, strutture come Parco Avventura Torre Boldone (Bergamo) rischiano di essere inserite a ore nella zona rossa, con conseguente divieto di aprire i battenti.
Tra i parchi maggiori, Zoomarine è sicuramente quello che può fornire un quadro più corretto della situazione attuale. Avendo da diversi mesi annunciato l'apertura della nuova stagione per il 15 febbraio, ha ottenuto ottimi risultati sul fronte degli ingressi nei primi due weekend, frutto anche dei già citati biglietti venduti in anticipo grazie al ticketing online. Nel weekend appena trascorso, invece, si è registrato quello che tutti temevano. Il panico ingenerato nel pubblico ha fatto si che siano crollate sia le prenotazioni che le presenze. Oltretutto, le misure relative alla sospensione del pagamento delle imposte attuate per le cosiddette zone rosse, nel Lazio non sono applicate, con tutto quello che ne consegue in termini di entrate/uscite di cassa.
Se poi aggiungiamo che è in atto la sospensione delle gite scolastiche su tutto il territorio nazionale - e ancora non è passato il messaggio che si tratta di una limitazione che dovrebbe scadere il 15 marzo e non all'infinito - risulta evidente la portata drammatica di questo provvedimento per strutture come il parco di Torvaianica, che nel turismo scolastico hanno investito pesantemente. Ad oggi peraltro si susseguono ancora notizie contrastanti sul prolungamento di questo divieto a tutto il mese di marzo e questa incertezza continua a sovrapporre ulteriori problemi a quelli già in atto.
Nessuna comunicazione ufficiale al momento da parte di Gardaland e Mirabilandia, che unitamente agli altri grandi parchi italiani hanno ancora un piccolo margine di tempo per decidere se aprire come da calendario iniziale o se posticipare. Ma chiaramente questa incertezza, e non solo per loro, ha già avuto pesanti ripercussioni sulla gestione delle assunzioni del personale stagionale. Non è difficile comprendere come i tipici contratti stagionali che vengono stipulati in questo periodo con la maggioranza dei dipendenti, siano diventati improvvisamente un'utopia. In assenza di certezze sia sull'apertura che sui giorni di operatività - in assenza del turismo scolastico molti parchi potrebbero essere costretti ad aprire solo nei weekend dei mesi primaverili - è lapalissiana dunque la possibile commutazione in contratti a chiamata. Al danno per il parco, quindi, si aggiunge anche quello per il dipendente.
Non è inoltre da sottovalutare anche la situazione di tutti i componenti dei cast artistici che performano durante la stagione all'interno delle strutture del divertimento. Forse non tutti sanno che si tratta di persone che lavorano con contratti stagionali sia che facciano parte di un'agenzia che fornisce al parco questo servizio, sia che vengano assunti direttamente.
Altro gigantesco problema è quello relativo alle spese che stanno affrontando le strutture che per la stagione 2020 avevano previsto nuove attrazioni. Le ditte coinvolte per la loro realizzazione sono ancora al lavoro nei vari cantieri - in special modo nei parchi acquatici - e anche in questo caso i problemi di natura economica che sorgeranno saranno enormi per tutti. Infine, anche la programmazione per i mesi e le stagioni successive subirà un deciso e drammatico stop. Iniziative di marketing, manutenzione, ottimizzazione di processi e servizi, etc. resteranno congelate in attesa di capire come evolverà la situazione.
In ogni caso, analizzando con oggettività la situazione attuale e senza per questo volersi improvvisare catastrofisti o allarmisti, anche per il comparto specifico dei parchi - oltre 18 milioni di fruitori l'anno cui va aggiunto un indotto che coinvolge svariate decine di migliaia di addetti - la situazione è drammatica e le conseguenze saranno tragiche anche negli anni a venire in assenza di quelle certezze che al momento nessuno è in grado di dare. Certezze che dovrebbero arrivare da chi sta gestendo il problema e che, per dirla con le parole di alcuni rappresentanti dei parchi, "Stanno procedendo senza probabilmente avere ancora un piano preciso su cui lavorare, creando ulteriore confusione e danno".
Tipico dell'Italia? Nessuno può dirlo, ma sta di fatto che in altri paesi il problema del Covid-19 è attuale come nel nostro paese, ma forse si sono fatte meno comparsate televisive - ingenerando di conseguenza il panico nella popolazione - e si sta agendo forse con maggiore rapidità e soprattutto chiarezza. Speriamo accada anche da noi nei prossimi giorni e che, soprattutto, si diano risposte concrete a livello economico a tutte le imprese - di ogni comparto e non solo turistico - che in questi giorni vedono avvicinarsi sempre di più lo spettro del default.