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Parksmania / Articoli tecnici / Il Laboratorio di Oz: Storia di un ragazzo che ha fatto di un sogno la sua professione

Il Laboratorio di Oz: Storia di un ragazzo che ha fatto di un sogno la sua professione

12 Gennaio 2022 di Sergio Paludetti

Sergio Paludetti intervista Marco Bressan: dal garage di casa allo Studio di Scenografia per i parchi di divertimento

[Leggi tutto]

"Se Disneyland è un nonluogo, allora anche Venezia lo è, ma allora la domanda è: quali sono i luoghi?". Marco Bressan si stupisce nel sentire nominare dal pubblico i parchi a tema come nonluoghi e come dargli torto? In pochi conoscono la definizione che fu introdotta dall’antropologo ed etnologo francese Marc Augé (Nonluoghi. Introduzione a una antropologia della surmodernità, Elèuthera, 1992) in riferimento agli spazi architettonici di utilizzo transitorio, pubblico e impersonale, destinati a essere utilizzati in assenza di ogni forma di appropriazione psicologica. A essere riduttivi, potremmo riassumere i nonluoghi come quegli spazi costruiti per un fine ben specifico, adibiti al trasporto, al transito, al commercio, al tempo libero o allo svago, ma anche come il rapporto che viene a crearsi fra gli individui e quegli stessi spazi.

Marco Bressan è un creativo e un imprenditore, fondatore di OZLAB Funfactory, scrittore per la testata giornalistica Parksmania.it, una professione contraddistinta da una continua ricerca di miglioramento, di studio e formazione. Bressan fa parte di una delle ultime generazioni di progettisti di parchi a tema, una carriera lunga, passando dall’Accademia di Belle Arti di Brera fino a lavorare per i fratelli Mazzoli, dalle prime esperienze con Fiabilandia (Rimini) a Walt Disney World Resort (Orlando). "Poter creare mondi nuovi mi ha fatto innamorare dei parchi". Marco Bressan racconta su Parksmania.it la sua carriera che l’ha portato a essere uno dei più noti progettisti di parchi a tema in Italia.

Un giovane Marco Bressan a EPCOT

Che formazione hai?
Ho sempre avuto una vocazione artistica, il disegno, i cartoni animati, fin dalle medie inferiori per me era chiaro che volevo fare un lavoro di tipo artistico. Nello specifico ho fatto l’Istituto d’Arte, oggi Liceo Artistico, dove ho scelto il percorso: Grafica, fotografia, arte della ripresa cinematografia e del montaggio. La formazione era più pratica, pari a un Istituto Tecnico. Sapevo che per lavorare nell’ambito della progettazione dei parchi a tema, terminati gli studi superiori, l’indirizzo che avrei dovuto scegliere era quello di scenografia. La fortuna ha voluto che in quinta superiore andai a trovare i fratelli Mazzoli nel loro studio e conobbi una ragazza che mi avrebbe indirizzato su quale Accademia frequentare e quali Docenti scegliere. Così, conseguito il diploma e la maturità mi iscrissi all’Accademia di Belle Arti di Brera, indirizzo di scenografia con il prof. Gastone Mariani.

L’Accademia, purtroppo, non mi ha mai indirizzato in maniera specifica verso il mio obiettivo, infatti, durante gli anni, ho sempre cercato di fare apprendistato ed esperienze anche al di fuori delle aule, ad esempio progettare scenografie negli studi televisivi, molto vicino a quello che è progettare ambienti per i parchi a tema. Il mio professore non ha mai considerato molto la progettazione dei parchi a tema, però mi ha sempre appoggiato e lasciato libero, perché sapeva essere la mia passione. Una volta l’Accademia di Brera ha organizzato un concorso con la collaborazione di Walt Disney World Resort, che permetteva agli studenti di andare a fare un tirocinio presso il padiglione italiano di EPCOT in Florida. Vinsi quel concorso e andai a fare il copista di quadri a Orlando.

Qual è stato l’argomento della tua tesi di laurea?

Il plastico di Gulliverlandia

Ovviamente la scelta è ricaduta sui parchi a tema, composta da due parti, una storica e una pratica. La tesi partiva dagli antichi romani con le loro grandi strutture per il divertimento fino ai giardini e ai luna-park, per arrivare ai parchi a tema come erano allora. Tieni presente che ho dato la tesi alla fine degli anni ’90 e quindi era abbastanza vergine la letteratura dei parchi, in più c’era poco su Internet, era tutto agli albori, ma c’erano già i primi siti come Parskmania e altri appassionati di tutto il mondo. Le altre poche fonti che trovai furono nei libri di Facto Edizioni e nelle riviste come Technics & Leisure e Games & Parks Industry.

Per la parte pratica, decisi di progettare e costruire un plastico di un parco a tema. Non era il primo plastico che facevo, avevo già lavorato dai Mazzoli. Inoltre al primo anno di Accademia avevo realizzato il plastico per il parco Gulliverlandia, che era anche uscito in un articolo sul giornale. Un parco che purtroppo ora è chiuso.

Come nasce la tua passione per i parchi a tema? Cosa spinge un ragazzo a dire “voglio fare quel mestiere”?

Il plastico realizzato per la Tesi di Laurea

Nasce da bambino per l’amore per Disney e per tutte le cose artificiali e il loro funzionamento. Come nei cartoni animati, dove il segreto è come si muovono, oppure in un robot che nasconde un meccanismo, i trucchi e le illusioni del cinema o di una scenografia. Poter creare mondi nuovi mi ha fatto innamorare dei parchi. Quando ho scoperto l’esistenza di Disneyland e del fatto che potessi entrare in quei mondi che avevo sempre e solo visto al cinema, per me è stata una rivelazione. A quei tempi non c’era Disney+, ma ricordo che c’erano molti articoli sul settimanale Topolino che parlavano della costruzione di parchi come EPCOT, Tokyo Disneyland, poi Gardaland e Edenlandia. Così l’amore per i parchi continuava a evolversi.

Oggi capita spesso di sentire che basta un po’ di creatività, saper disegnare o aver delle idee e avere un minimo di manualità per fare un mestiere creativo. Per te è importante lo studio e la formazione?

Importantissimo. Il talento è importante, però ho visto gente bravissima non coltivare il suo talento e ho visto gente meno dotata che con determinazione, caparbietà e metodo, è riuscita a fare dei prodotti non perfetti ma di buon livello. L’esercizio e la capacità di dedicarti, in molti casi, ti permette di raggiungere i tuoi obiettivi. Bisogna essere stimolati, continuare nella ricerca e avere l’umiltà che il mettersi alla prova è una ricchezza che ti aiuta a rinnovarti e a crescere. La formazione è fatta di due parti: quella accademica, che ti abitua a una forma mentis, che non ti insegna a progettare parchi, ma impari ad usare gli strumenti, ti confronti con altre persone, impari a pensare in maniera creativa. Poi l’ambito lavorativo con l’apprendistato dove metti mano sui progetti e impari le differenze tra il disegno e la sua realizzazione. È importante la formazione, quanto? Tanto.

Quali sono state le tue prime esperienze lavorative? Cosa ti ha portato a metterti in proprio?

Con Claudio Mazzoli e Patrizia

Quando mi proposi per la costruzione del plastico di Gulliverlandia, ero alla mia prima esperienza lavorativa nel settore. Mentre stavo a Milano, ho lavorato in studi di scenografia per la televisione, dove c’erano molte opportunità, in particolare con Fininvest, oggi Mediaset, in trasmissioni con Topo Gigio, Giochi Senza Frontiere e poi nel 1995 sono andato al Walt Disney World Resort. Lì in Florida mi chiesero se volessi rimanere, ma visto che dovevo terminare gli studi, tornai in Italia. Ho iniziato poi a collaborare come scultore con i fratelli Mazzoli, grazie a uno gnomo in lattice che ho fatto per loro.

Ho collaborato principalmente con Valerio Mazzoli, ma ho lavorato anche ai progetti di Claudio, come Fantasy Kingdom di Gardaland. Negli anni poi ho consolidato una stretta amicizia proprio con Claudio, per me è sempre stato un idolo, lo considero artisticamente immenso, è una persona simpatica ma soprattutto lo considero ancora oggi un mio grande amico. Lavorando lì, ho imparato tantissimo ma io volevo progettare i miei parchi. Così, alla fine, dopo aver fatto la leva obbligatoria del servizio militare, sono tornato al mio paese e ho aperto la mia attività con un amico.

OZLAB è una delle realtà più conosciute sul nostro territorio. Come è nata la tua azienda e perché si chiama così?

Ho sempre cercato qualcosa di evocativo nei nomi, OZLAB significa il laboratorio del mago di Oz, anche se il nome completo è OZLAB Funfactory. Il mago di Oz (1939) è uno dei miei film preferiti, quando lo guardavo trasmesso in televisione tutti i Natali era già un film con i suoi annetti, ma aveva degli effetti speciali ancora strepitosi, anche oggi nell’era del digitale. L’occhio presente nel mio logo rappresenta quello del mago. Il mago di Oz in realtà non è un mago è un ciarlatano, un ciarlatano buono però, nascosto dietro a una macchina di effetti speciali, come uno scenografo che aziona leve, ingranaggi e meccanismi vari, che mette in scena un grande spettacolo, è un creativo, un progettista, crea magia con la tecnica.

DoReMiFarm

L’azienda nasce in maniera naturale, non avevo molti mezzi, i miei genitori mi hanno sempre appoggiato ed ero già molto fortunato in questo. Dopo aver studiato come scenografo andavo dai vari parchi per farmi una rete di amicizie e conoscenze. Presentai a Fiabilandia alcuni progetti e loro mi richiamarono. Achille Zavatta, direttore del parco, mi contattò per una collaborazione con alcuni primi lavori, tra i quali: progettare la mascotte del parco riminese Babau, nuovi dépliant, mappa, e altri piccoli lavoretti. Riprogettai anche l’attrazione La Valle degli Gnomi, un lavoro molto importante che feci insieme a un mio amico appassionato di elettronica e audio-animatronics, nel garage di casa mia. Comprammo i primi strumenti, il seghetto alternativo, il trapano, i pennelli e nel 1999 abbiamo deciso di aprire la partita Iva e cercare un posto dove poter lavorare. Trovammo così una ex officina di auto, in un piccolo capannone, che per me era bellissimo. Ho continuato anche la mia collaborazione negli anni con i Mazzoli, lavorando per conto loro per Gardaland, in particolare per gli alberi parlanti di Fantasy Kingdom e per l’attrazione DoReMi Farm.

Il settore dei parchi negli ultimi anni ha subito forti cambiamenti in Italia, in particolare durante la pandemia c’è stata una vera e propria riscoperta di questo mondo da parte del pubblico. Il lavoro di youtuber, influencer e blogger ha creato un nuovo interesse per questo settore, forse proprio per far viaggiare le persone con la fantasia, visto che i mezzi in quel periodo non lo consentivano. Cosa ne pensi tu? Come vedi il settore parchi in Italia?

DoReMiFarm

Essendo un appassionato anche io, sono un fruitore di questi contenuti, seguo tantissimi blog, news e youtuber, per anni ho seguito fanpage ben fatte, anche internazionali. Ormai tutti sanno cos’è un parco a tema, un parco acquatico, un parco di miniature. Negli anni ‘80 erano tutti definiti luna-park, anche i parchi acquatici, come l’Acquasplash di Lignano Sabbiadoro. Come spiegare un parco acquatico alla gente che non ne aveva mai visto uno? Mi ricordo ancora gli slogan: “La Disneyland sull’acqua, un grande centro giochi sull’acqua con attrazioni incredibili, il luna-park sull’acqua più grande d’Europa”. In quegli anni la maggior parte del pubblico non conosceva Gardaland o Fiabilandia, oggi senti chiunque parlare di parchi a tema, c’è molta più cultura, è un settore affermato, che ha tante possibilità, anche se mancano parchi grandi a livello internazionale come Gardaland, Movieland o Mirabilandia, ma dopo di loro non ce ne sono stati più fino ad anni recenti, come Miragica, che purtroppo ha chiuso, MagicLand o Cinecittà World. Nonostante ci sia professionalità, letteratura, case history, c’è ancora tanta improvvisazione nel nostro Paese.

Come credi cambierà nel prossimo futuro questo mestiere? La tecnologia negli anni ha fatto passi da gigante: dagli audio-animatronics, al LED, al mapping, ai track-less e al VR. Siamo già in una nuova rivoluzione del settore? O ci aspettano altri cambiamenti nel futuro?

DoReMiFarm

Un settore che è sempre in movimento guarda tantissimo alla tradizione, siamo nel 2022 però fondamentalmente è sempre un luogo di divertimenti con scenografie. I parchi seguono i cambiamenti. Cosa c’è di diverso? Le tecnologie le abbiamo a prezzi accessibili anche a casa nostra. Una volta c’era la sala giochi, poi sono arrivate a casa la Atari, la Sega, c’è voluta la Playstation per avere dei lontani parenti della grafica 3D. Oggi puoi avere il VR nei parchi, ma anche in casa, quindi puoi fare la stessa esperienza, magari anche a livello più alto nel tuo salotto. I parchi hanno dei nuovi concorrenti. Poi ci sono le attrazioni di tipologia dark ride, con questi schermi LED che adesso vanno di moda all’interno di una cornice in scultura. Certo sono belle, ma non hanno il fascino delle dark ride classiche, vedi Disneyland che negli anni ha aggiornato le sue attrazioni ma non ha mai rimosso il passato, piuttosto attualizzato.

So che sei uno dei primi collaboratori di Parksmania.it, come è nato il tuo rapporto con questa organizzazione e che cosa hai fatto con Amusement Project?

Roberto Canovi è una persona di riferimento in Italia per la letteratura dei parchi a tema. È la dimostrazione di come da una passione si possa entrare in questo vasto mondo e farne una professione. Con i suoi articoli tecnici e con le tante persone che hanno collaborato, credo che la realtà di Parksmania sia unica al mondo. Questa collaborazione nasce come appassionato, andando ai raduni ma soprattutto ho collaborato con la rivista di Parksmania.it scrivendo articoli storici e tecnici.

Concept di parco a Pescantina (VR)

Questa è poi proseguita facendo il moderatore per tanti anni sul Forum di Parksmania Club, che oggi non esiste più. Un’altra realtà di Parksmania è Amusement Project, azienda che si occupa di consulenza nel settore parchi e intrattenimento. Avendo fatto da contenitore negli anni tra queste persone di settore e appassionati, si sono trovati ad avere tante figure da poter proporre nel settore professionale. Tanti come me hanno collaborato con loro, ad esempio, con il progetto poi mai realizzato di Castel di Sangro, uno dei miei primi lavori, o a Pescantina, dove siamo stati chiamati per disegnare un concept per un parco e lì abbiamo coinvolto noi Amusement Project.

Qual è il tuo parco a tema preferito e l’attrazione che più prediligi?

Il mio parco a tema preferito è Disneyland in California, che non ho mai visitato di persona ma lo conosco nei minimi dettagli, ho visitato Disneyland Paris e i vari parchi di Walt Disney World Resort. Quando avrò l’occasione di poter andare ad Anaheim per me sarà come un pellegrinaggio, lì c’è stato proprio Walt. Amo Gardaland e Fiabilandia, come la mia prima esperienza. Non posso non citare anche Edenlandia, che voleva essere una copia di Disneyland ma con un gusto all’italiana, un’interpretazione poetica del parco originale. Per me è stato il primo vero parco a tema italiano. La mia attrazione preferita non esiste più, la Valle dei Re a Gardaland, un capolavoro. Ho avuto la fortuna di lavorarci nel restyling del 1996. Ovviamente anche Pirates of the Caribbean e Haunted Mansion. Un’altra cosa che ho nel cuore è la Galleria di Prezzemolo con i primi animatronici a Gardaland, che aveva la sua spettacolarità e unicità.

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