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Parksmania / Articoli tecnici / Il “Sottomarino italiano”: l’attrazione che non vedremo mai

Il “Sottomarino italiano”: l’attrazione che non vedremo mai

8 Marzo 2022 di Roberto Canovi

Il progetto mai realizzato di “20mila leghe sotto i mari” a Italia in Miniatura. Ma anche a Gardaland ed Edenlandia

[Leggi tutto]

E' stata per anni una delle iconiche attrazioni dei parchi Disney. Stiamo parlando di Submarine Voyage, inaugurata da Walt Disney in persona nel 1959 a Disneyland in California, chiusa nel 1998 e poi riaperta dopo un restyling nel 2007 con il nome di Finding Nemo Submarine Voyage. Nel 1971 ne era stata anche inaugurata una versione più moderna all'interno di Magic Kingdom (Florida), col nome di 20.000 Leagues Under the Sea, ma venne definitivamente chiusa nel 1994 per lasciare posto ad attrazioni temporanee quali Ariel's Grotto (1996-2004), Pooh's Playful Spot (2005-2010) e al definitivo Seven Dwarfs Mine Train dal 2014.

Questo accenno di Storia è importante per meglio comprendere come questa tipologia di attrazione, sulla carta davvero spettacolare, ha palesato negli anni tanti difetti, tra cui gli esorbitanti costi di manutenzione e la bassa portata oraria. Ma il suo fascino agli occhi del pubblico, ancora prima di salire a bordo, era innegabile.

Non è difficile comprendere quanto fossero radicate nell'immaginario collettivo di quegli anni l'epopea del West, i personaggi dei cartoon Disney e le avventure descritte nei romanzi di autori del calibro di Jules Verne, Mark Twain, Jack London ed Emilio Salgari. E' infatti sufficiente osservare come si chiamavano alcune land del primo Disneyland inaugurato nel 1955 nei pressi di Los Angeles: Frontierland, Fantasyland, Tomorrowland e Adventureland.

Vorrei effettuare una divagazione e cioè raccontare una piccola storia che aiuta ancora meglio a comprendere il motivo per cui la saga del Capitano Nemo, del Nautilus e più in generale l'esplorazione degli abissi marini poteva davvero essere considerata come fonte d'attrazione di valore primario per un parco di divertimenti. Non a caso Submarine Voyage, all'atto della sua inaugurazione nel 1959, fu classificata come E ticket.

Il regalo più bello che si poteva ricevere a quei tempi dai propri genitori era l'abbonamento al settimanale Topolino, che arrivò per la prima volta la notte di Natale del 1971 sotto l'albero, anche se il primo numero lo ricevetti per posta due settimane dopo. Il numero 840, che conservo ancora insieme a tutti quelli degli anni successivi.

All'epoca, all'atto della sottoscrizione dell'abbonamento annuale si riceveva in regalo dalla Mondadori un libro a fumetti di grande formato con copertina rigida. Ogni anno un nuovo libro ad arricchire la collezione dei tanti bambini italiani che ebbero la fortuna di godere delle migliori storie - quelle del Topolino italiano - realizzate con il marchio Disney.

In quel primo libro, Le Follie di Eta Beta, nelle pagine precedenti l'avventura a fumetti si trovava la descrizione dei lavori effettuati per la realizzazione di Magic Kingdom, da poco inaugurato il 1 ottobre 1971 in Florida nell'enorme complesso di Walt Disney World.

Si trattava di 28 pagine in cui, a corollario di una esaustiva descrizione di quello che si sarebbe potuto trovare in quel magico mondo, erano presenti diverse foto dei lavori all'interno del parco e altre che immortalavano gli Imagineer intenti a realizzare i concept e i plastici delle attrazioni.

Un'immagine in particolare però immediatamente colpì la fantasia di quel bambino di appena 8 anni. Si trattava di un artwork che descriveva, ovviamente con l'enfasi tipica delle illustrazioni artistiche, la nuova attrazione dedicata a uno dei capolavori di Jules Verne.

Per quegli anni, in Italia, soltanto immaginare la possibilità di potere un giorno salire su quell'attrazione e scoprire il mondo incantato di Walt Disney era veramente una grande fantasia. Ricordo ancora che dopo avere sfogliato innumerevoli volte quelle pagine, con totale incoscienza mi ripromisi che, "Quando mi sposerò, in viaggio di nozze andrò proprio lì". Il desiderio, come nella più classica delle favole Disney, si avverò proprio in viaggio di nozze - 17 anni dopo - nel 1989. Non solo Disney, ovviamente, ma nelle diverse tappe americane di quel lungo viaggio tra Est e Ovest, proprio per non farsi mancare nulla, anche Disneyland in California ci fornì la possibilità di entrare nel famoso sottomarino. E anche negli anni successivi, ancora in Florida, fino al 1994.

Submarine Voyage – Disneyland
Inaugurazione a Disneyland 1959
Submarine Voyage – Disneyland

Il sogno di un bambino può essere anche il sogno di un adulto dotato di grande spirito imprenditoriale, grande passione per il proprio lavoro e una giusta dose di follia. Esattamente come per Walt Disney. In questo caso stiamo addirittura parlando di tre diverse realtà italiane, anche se solamente in un caso - Italia in miniatura - si arrivò poi veramente vicini alla realizzazione di un'attrazione in stile 20 Leghe sotto i Mari.

WDW – Magic Kingdom: 20,000 leagues under the sea
WDW – Magic Kingdom: 20,000 leagues under the sea
WDW – Magic Kingdom: 20,000 leagues under the sea

Ma andiamo con ordine e per ricostruire questa affascinante Storia ci avvaliamo del prezioso apporto di Marco Bressan, storico collaboratore della nostra testata giornalistica Parksmania.it, titolare dello Studio di Scenografia Ozlab e grande esperto della storia dei parchi italiani: "Confermo che furono ben tre gli imprenditori italiani noti che si recarono negli Stati Uniti per provare l’attrazione di persona e studiarla da vicino, con l’intento di replicarla poi in patria. Uno fu il creatore di Gardaland, Livio Furini, che avrebbe avuto in animo di realizzarne una propria versione".

copyright Famiglia Livio Furini

Ricorda la figlia Elena: “Era una delle attrazioni che avevano suscitato la curiosità di mio padre durante i suoi viaggi a Disneyland, lui che aveva passione per tutto ciò che era legato a scienza e natura. Quando al termine dell’esperienza di Gardaland fondò la sua azienda, Elettronica Animazione, specializzata nella progettazione di parchi e realizzazione di scenografie, nella quale come giovane illustratrice lavorai anch’io, ricordo che attrazioni con sommergibili furono inserite in diversi progetti.

Non ne sono certa, ma ricordo che anche per Gardaland lui l’aveva prevista come novità da aggiungere negli anni a venire in seguito alla costruzione del parco, forse nel luogo dove era stato creato il laghetto (poi implementato con le attrazioni Ufo e Missile e dove oggi sorge Fantasy Kingdom). Il sommergibile avrebbe attraversato gli abissi di un Lago di Garda in miniatura.

copyright Famiglia Livio Furini

L’attrazione era poi prevista in particolare per il parco Euroland - che doveva sorgere sempre nelle adiacenze del Lago di Garda - che era già in fase di sviluppo avanzato quando mio padre venne prematuramente a mancare e del quale esistevano la società, parecchie scenografie già costruite ed era stato ottenuto il permesso di costruire. Come testimonianza restano alcuni bozzetti e planimetrie tecniche di questa idea".

Chiediamo quindi a Marco del secondo imprenditore: "Il secondo fu il creatore di Edenlandia a Napoli, l’intraprendente Oreste Rossotto che per primo seguì in Europa il modello disneyano in modo quasi “filologico”; Rossotto si avvicinò molto alla realizzazione di una sua replica, arrivando a completare la fase progettuale". Lo storico scenografo Alfredo Laino, che con la famiglia lavorava all’epoca per il parco partenopeo, ricorda un episodio divertente legato ad un viaggio di studio: “Mio fratello andò in America a Disneyland con Franco Viappiani, un socio di Edenlandia. Dato che non si potevano fare fotografie, il signor Franco uscendo dal sottomarino urtò con il piede e fece finta di farsi male, e attirò l’attenzione del personale addetto all’uscita, lasciando mio fratello indietro a fare tutte le fotografie dell’interno. Una vera sceneggiata napoletana!"

WDW - Magic kingdom: la rotaia, a lago prosciugato, durante le fasi di smantellamento dell'attrazione

"Edenlandia - continua Laino - era già densamente costruita, e questa era una realizzazione che necessitava di spazio, pertanto era stata individuata l’area del Cinodromo quale l’unica adatta all’espansione del parco. Sapevano che si sarebbe dovuta realizzare lì, anche se il terreno non era ancora stato acquisito e stavano trattando con l’Ente Mostra d’Oltremare. Facemmo tantissimi disegni artistici e tutti i progetti tecnici con l’ingegnere: il percorso consisteva in una sorta di scherzo visivo, un effetto scenografico perché la vettura in questione si muove a pelo d’acqua e non scende mai davvero sotto. Solo quando si infila nella grotta escono delle bolle d’aria per dare l’illusione dell’immersione ai passeggeri. Non era previsto un lago grande, nella nostra versione erano previsti almeno due sottomarini, forse tre, per consentire in contemporanea il carico e lo scarico dei passeggeri. Purtroppo poi morì il signor Oreste e non se ne fece più niente… sarebbe stato un suo grande sogno realizzato”.

Il terzo progetto - in assoluto il più importante - fu quello di Ivo e Paolo Rambaldi, padre e figlio, che nel 1970 si erano lanciati nella grande avventura di Italia in Miniatura a Viserba di Rimini. Un parco che non ha bisogno di presentazione tanto è stato il suo contributo al successo della Riviera Romagnola e non solo. Il primo vero esempio di struttura Edutainment - imparare divertendosi - realizzata quando ancora il neologismo coniato negli anni '90 da Bob Heyman era ovviamente sconosciuto. I Rambaldi conoscevano bene i parchi Disney, avendoli frequentati anche nel periodo in cui il giovane Paolo si trovava negli Stati Uniti per motivi di studio.

Il parco di miniature stava sempre più aumentando di importanza e come accade a tutte le strutture che riscuotono un grande successo di pubblico, si sentiva la necessità di aumentarne l'appeal inserendo nuove grandi attrazioni destinate a differenziarne ulteriormente l'offerta. Una nuova iconica grande attrazione avrebbe permesso al parco di non essere più considerato solamente un parco didattico, ma un vero e proprio parco di divertimenti. La decisione era presa: una versione italiana del viaggio a bordo del sottomarino, di cui Marco Bressan ci rivela i particolari.

"Italia in Miniatura arrivò veramente a un passo dal traguardo, perché effettivamente l’attrazione la costruì quasi completamente con un enorme impegno lavorativo e notevole esborso economico. Chiunque come me abbia potuto visitare il parco negli anni Ottanta, non può dimenticare l’enorme cantiere e gli annunci di prossima apertura presenti all’epoca sul materiale pubblicitario. L’attrazione veniva addirittura già raffigurata nella mappa, come in allestimento, e faceva sognare.

La mia professione di progettista e scenografo in questo settore, unita alla sconfinata passione che ho per i parchi e la predilezione per le ride tematiche, ha fatto sì che in più occasioni chiedessi ed ottenessi di poter visitare il backstage di questa meraviglia mancata. Purtoppo l’ho vista degradarsi a distanza di anni tra un sopralluogo e l'altro, ma ancora oggi esiste il cantiere ormai dismesso. Certo, per chi avesse potuto passeggiare sul fondo del bacino artificiale negli anni Novanta, fino ai primi Duemila, avrebbe potuto apprezzare una realizzazione ancora abbastanza integra.

Successivamente però alcune parti sono state demolite, una su tutte il vulcano che avrebbe dovuto ospitare il clou della water ride, mentre il sommergibile, a quanto ci è dato sapere, ancora oggi è fermo in tutta la sua imponenza in una stazione dalla quale non salperà mai. Chissà se un giorno diventerà almeno un elemento scenografico in qualche punto del parco… l’idea non sarebbe da scartare".

Paolo Rambaldi, figlio di Ivo e a sua volta storico patron del parco dalla scomparsa del padre fino alla cessione in anni recenti al Gruppo Costa, spiega perché il Sommergibile non ha mai aperto al pubblico: “Ricordo che la costruzione iniziò già negli anni Settanta, mio papà fece diversi viaggi negli Stati Uniti con i suoi collaboratori per studiare l’attrazione Disney  e lo accompagnavo anch’io. Eravamo intorno al 1978 quando iniziò la costruzione e venne creato il bacino artificiale in cemento con tutte le opere infrastrutturali di contorno. Solo in seguito, negli anni Ottanta, fu costruito il sommergibile vero e proprio. Precisamente arrivò al parco nel 1985, approfittando dei camion che servivano per il trasporto della nuova Monorotaia, anch’essa in allestimento. Venne realizzato dall’officina di Anselmo Rambaldi, che era mio zio. La lamiera era molto grossa, superava il centimetro ed era stata anche zavorrata in ghisa per evitare il galleggiamento.”


"Si può dire - continua Bressan - che a livello visivo l’80% dell’attrazione era stato costruito: il lago, le sponde rivestite di rocce artificiali, il capannone-vulcano che avrebbe racchiuso la parte finale dello show, il percorso con le guide in cemento per il passaggio del carrello su ruote di gomma che permetteva la movimentazione del veicolo e appunto il sommergibile nella sua stazione di partenza". Rambaldi però ci tiene a sottolineare: "Certo, sembrava quasi completo, in realtà mancava ancora moltissimo lavoro, come ad esempio tutta la scenografia interna al lago con la creazione di soggetti animati ed effetti che avrebbero comportato un complesso lavoro di impiantistica pneumatica e idraulica; questo aspetto era ancora tutto da improntare”.

Bressan ci fornisce poi anche un'informazione ulteriore ricevuta da Russel Bekins, cognato di Paolo, che in passato nella sua veste di direttore creativo del parco lo ha accompagnato più volte a visitare il cantiere abbandonato e da lui ironicamente soprannominato I Flintstones per via delle centinaia di metri quadri di rocce artificiali: "Ricordo che tra i motivi del mancato completamento c’era il timore da parte di mio suocero Ivo di una tracimazione dell’invaso. Credo che dopo un incidente capitato in collina nella casa di suo fratello, dove un laghetto artificiale aveva rotto gli argini creando non pochi danni, avesse paura che potesse capitare la stessa cosa con il bacino artificiale e che l’acqua inondasse il parco".


"In realtà", prosegue Rambaldi, "la questione è più complessa. Questa fu un’avventura che presentò molti problemi di natura tecnica. Prima di tutto, quando accompagnai mio padre a Orlando a studiare l’attrazione, quattro volte su cinque l’attrazione era ferma e in manutenzione per via della pressione che esercita una massa d’acqua del genere. Notammo che lavoravano per riparare i giunti di dilatazione del fondo, a lago completamente svuotato. Questo ci fece riflettere su due aspetti fondamentali: per prima cosa il costo enorme che avremmo dovuto sostenere per riempire il lago in termini di risorse idriche. Viserba non è una zona umida come la Florida dove basta creare un pozzo artesiano per rifornirsi con facilità da una falda acquifera, senza contare l’impianto di filtrazione che sarebbe servito per mantenere l’acqua cristallina e le scenografie subacquee ben visibili.

Inoltre c’era un grosso problema di tempistiche; calcolammo che se per qualsiasi imprevisto fosse capitato di dover fermare l’attrazione per svuotare il lago in piena stagione, tra svuotamento e successivo riempimento sarebbero servite settimane se non mesi. Un rischio troppo grande. Poi ci fu un problema tecnico dovuto al peso del sommergibile, il solo appoggio sul suo carrello guida fece esplodere i resistenti rulli in gomma delle ruote. Anche quello comportava ulteriore lavoro per funzionare a dovere. Insomma, fu un peccato visto il grande sforzo fatto e gli anni impiegati, ma già ancora quando era vivo mio padre si era presa la decisione che l'attrazione del sommergibile non sarebbe stata mai messa in funzione”.


Bressan ricorda poi il plastico con un progetto di espansione esposto nei primi anni novanta all’ingresso del parco, dove al posto del sommergibile era rappresentato un abbozzo di attrazione su barche, simile alla Venezia in miniatura, all’epoca in avanzata fase di costruzione. “Infatti  - risponde Rambaldi - per un anno o due volevamo riciclare il bacino già realizzato, con un impiego d’acqua decisamente minore, per creare un percorso sulla storia dell’umanità. Poi invece elaborammo tutt’altro progetto, anche per sfruttare il grande vulcano artificiale (oggi demolito). Era un’attrazione su Pompei da percorrere a bordo di bighe romane che camminavano su un percorso a induzione magnetica. Nel vulcano ci sarebbe stato uno show ambientato nella Villa dei Misteri, realizzato con l’ologramma di uno spirito che raccontava la storia di Pompei e che volava tra gli attori che stavano su un palcoscenico.”


"In conclusione - interviene Bressan -  è necessario spiegare con chiarezza perché la stessa Disney realizzò l’attrazione solo in due dei suoi numerosi parchi  e perché una sola è sopravvissuta fino ai giorni nostri. Si è portati a credere che il motivo principale sia da attribuire ai mutati gusti del pubblico moderno, abituato a ben altri standard di spettacolarità. Le ragioni sono più ovvie e banali: i costi di gestione e mantenimento. Ad oggi, pare che sotto questo profilo il viaggio in sommergibile sia l’attrazione più costosa di tutta la storia dei parchi Disney.

Disneyland - Finding Nemo Submarine Voyage (2007)

La stessa ride originale di Disneyland, oggi ristilizzata e aggiornata seguendo il tema del film Finding Nemo, ha rischiato seriamente di scomparire nel 2011. Solo una massiccia quanto pronta mobilitazione dei fan Disney, che si opposero con una campagna mediatica ai piani di smantellamento previsti dalla compagnia, unitamente all’introduzione di un brand popolarissimo e di successo quale è quello del simpatico pesciolino Nemo, sono riusciti a salvare, ameno fino ad oggi, questo classico del divertimento che arriva direttamente dall’epoca di zio Walt”.

Nel ringraziare Marco Bressan e tutte le persone che hanno contribuito all'estensione di questo articolo, mi pare doveroso esprimere un parere personale sulla versione Finding Nemo Submarine Voyage, che ebbi modo di provare una settimana dopo l'inaugurazione ufficiale dell'11 giugno 2007 a Disneyland.

Disneyland - Finding Nemo Submarine Voyage (2007)

In tutta onestà, questa versione in cui gran parte delle originali scenografie subacquee sono state sostituite da proiezioni video su schermo, risulta estremamente deludente. Forse non per i fan del cartoon Disney con protagonista il pesce pagliaccio, ma per quel bambino del Natale 1971, poi adulto del 1989, con la nuova versione si è persa tutta la sua spettacolarità - il terremoto della città perduta di Atlantide, ad esempio - e soprattutto il fascino che emanava quell'attrazione veramente unica. E, come abbiamo imparato da questo racconto, purtroppo irripetibile.

  • VIDEO "20.000 Leagues under the sea" - Magic Kingdom (Anno 1993) Parte 1/2
  • VIDEO "20.000 Leagues under the sea" - Magic Kingdom (Anno 1993) Parte 2/2
  • VIDEO "Finding Nemo Submarine Voyage" - Disneyland California (Anno 2007)
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