Il Covid-19 ha impattato negativamente anche per tutte le aziende dell’indotto legato alle strutture del divertimento. Ce ne parla Francesco Isoni di ISCO

Si tratta di una delle aziende più conosciute che gravitano attorno al mondo dei parchi. Praticamente ogni famiglia europea custodisce all’interno della propria abitazione un prodotto realizzato da ISCO: un peluche, una tazza, un portachiavi o un cappellino. Solo per citare alcuni dei gadget che l’azienda di San Donà di Piave (VE) realizza da oltre 30 anni per i parchi italiani ed europei. Il suo titolare, Francesco Isoni, ci riceve nel suo ufficio, che trabocca di rari e spesso preziosi oggetti che hanno fatto la storia del merchandising – non solo legato ai Parchi - in tutti questi anni. La domanda sorge spontanea: “Cosa ha comportato l’arrivo del Covid-19 per aziende come ISCO?”
"Il covid, non serve dirlo, ha sconvolto le nostre vite, le nostre abitudini e i nostri ritmi. Ci ha obbligato a rimanere confinati in casa per tre mesi e ha costretto negozi, ditte, fabbriche alla chiusura. Nemmeno in tempi di guerra è successo che tutta l'economia si fermasse in questo modo. Ora, dopo così tanto tempo, riaprono le fabbriche, gli uffici, i negozi e piano piano si cerca di tornare ad una parvenza di normalità. Nel nostro settore, a parte alcuni importanti parchi acquatici, stanno riaprendo con molte incertezze sui risultati economici anche parchi a tema, didattici e zoologici".
"Vi saranno delle norme di sicurezza da rispettare e sarà necessario garantire un certo distanziamento sociale, ma credo – e spero - che si registrerà una buona affluenza nonostante le limitazioni imposte al numero giornaliero di ingressi. Questo perché dopo tanto tempo di reclusione e paura, c'è voglia di stare insieme e di regalare ai figli, ai nipoti, a noi stessi, una giornata serena, tranquilla, felice. Si riapre e si cerca di ritornare alla normalità, ma purtroppo non sarà tutto facile. Non per tutti almeno. Il blocco delle attività' commerciali e industriali, per così tanto tempo, ha creato e creerà tanti problemi e a oggi è difficile calcolare il danno economico presente e futuro per ogni singola azienda che, come la nostra, vive e lavora affiancando l’industria del divertimento".
"Si parla molto dei problemi dei negozi, delle fabbriche, degli hotel, delle difficoltà che hanno i parchi per aprire e garantire la sicurezza degli ospiti, dei maggiori costi da sostenere e del rischio di non potere raggiungere nemmeno il break-even point (il punto di pareggio tra costi e ricavi). Tutti elencano e spiegano, giustamente, quali sono i loro problemi e quali devastanti rischi devono affrontare pur di non lasciare chiusi i loro parchi per l’intera annata 2020. E infatti alcuni di essi hanno valutato che conviene restare chiusi per perdere meno denaro possibile. Pochi o nessuno però, e ringrazio la vostra testata giornalistica di questo, spende una parola per la ISCO o aziende come la nostra”.
La sua azienda quando riceve gli ordinativi per la Stagione successiva?
"Mediamente riceviamo gli ordini dai parchi in ottobre/novembre per potere essere in grado di consegnare i prodotti in tempo per le prime aperture, che generalmente, eccezion fatta per gli acquatici, si verificano a marzo/aprile dell’anno successivo".
Ci parli quindi dei primi problemi riscontrati.
"Nei primi mesi di emergenza, con i parchi chiusi e nessuna certezza sulle riaperture, ci siamo ritrovati nella impossibilità di consegnare la merce e abbiamo dovuto stoccarla nei magazzini, che ovviamente non hanno una capienza così ampia dal momento che i nostri prodotti vengono consegnati immediatamente dopo essere stati prodotti".
Ci sembra di capire che non sia tutto.
"La cosa più devastante è stata quando alcune strutture ci hanno contattato per farci sapere che intendevano cancellare l’ordine. Come si fa a cancellare un ordine effettuato diversi mesi prima tramite regolare contratto e con la merce già pronta per la consegna? Noi questa merce l’abbiamo già pagata per intero, senza contare le spese effettuate già prima dell’ordine per realizzare i campioni da sottoporre ai clienti e la successiva gestione dei controlli atti a garantire la massima qualità del prodotto che dobbiamo costantemente effettuare all’interno delle fabbriche che lavorano per noi in Oriente. E poi ci sono le spese relative a trasporti via mare e alle varie pratiche burocratiche".
"Noi capiamo che i problemi per i parchi sono giganteschi e ci rendiamo conto che siamo di fronte ad una situazione inimmaginabile e non prevedibile da chiunque. Comprendiamo anche che gli acquisti di merchandise, causa la limitazione sugli ingressi, saranno inferiori ed è per questo che abbiamo convenuto con la maggioranza dei nostri clienti di consegnare comunque la merce ora, entro le date previste, ma allo stesso tempo abbiamo concordato un pagamento da effettuarsi in piccola parte quest'anno e con il saldo nell’estate del 2021".
"Questo per noi è un enorme sforzo di tipo economico che si ripercuoterà pesantemente sui nostri bilanci per i prossimi anni – e nessuno ci aiuterà in questo – ma lo facciamo perché capiamo che è necessario e che solo se tutti collaboreremo insieme ci si potrà salvare. Insieme. Quello che non capisco e che mi ha profondamente addolorato visti i rapporti che da sempre intercorrono tra noi e i parchi, è che pur in una situazione così eccezionale e soprattutto drammatica, ci sia qualcuno che non vuole rispettare gli impegni assunti e la parola data".
"Si, lo ammetto, sono un uomo all’antica e per me conta ancora prima di tutto il rapporto umano. Continuo a sperare che si sia trattato di un momento di particolare avvilimento, come peraltro accaduto a tutti noi, e che serietà e correttezza riprendano il sopravvento".
Lo speriamo anche noi, anche perché stiamo parlando di aziende che, come ISCO, oltre a permetterci di continuare a ricordare anche a casa i nostri momenti felici nei parchi grazie al peluche sui letti dei figli o alla collezione di tazze disposte in bella vista sul ripiano della cucina, dà anche lavoro ai propri dipendenti. In un momento di crisi come quello che stiamo affrontando, ogni posto di lavoro è prezioso e se è possibile preservarlo senza ricorrere agli ammortizzatori sociali, tutti ne guadagneremo.