L’isolamento sociale cui il COVID-19 ci ha costretto ha avuto molte ripercussioni sul benessere generale. Il parco di divertimenti può però generare “emozioni positive”

A cura di Stefania Cerino e Gianni Chiari
Il concetto che la salute mentale vada intesa come bene pubblico è ben espressa da quanto afferma l’Organizzazione Mondiale della Sanità: “non c’è salute senza salute mentale”. Le attuali condizioni di vita, pesantemente influenzate dall’esperienza del COVID-19, sono caratterizzate da incertezza per il futuro, paura dei contagi, sensazione di disadattamento ambientale, tutti elementi di stress che possono agire in senso negativo sul benessere psicofisico. Il nostro organismo affronta lo stress elaborando delle strategie di adattamento (coping), che cercano di ristabilire l’omeostasi fisiologica (fisica e comportamentale) alterata quando si è esposti a stress. I dati attualmente in nostro possesso evidenziano la grande domanda di sostegno psicologico che c’è stata nei momenti più difficili del lockdown, ma anche il presentarsi di disturbi psicofisici legati alla difficoltà di adattamento alla situazione critica in corso.
Il Disturbo dell’adattamento (DA) è definito dal Manuale Diagnostico dei Disturbi Mentali (DSM V), come una reazione negativa ad uno o più eventi stressanti chiaramente definibili, ed ha come manifestazioni cliniche sintomi emotivi, cognitivi e comportamentali che si ripercuotono sul funzionamento sociale dell’individuo. Il lungo e complesso periodo di lockdown ci ha messo di fronte a tantissime di queste situazioni cui, come psichiatri, dovevamo dare risposte. ll trattamento farmacologico, certo utile, non può e non deve essere l’unica risposta. Le persone vanno sostenute aiutandole appunto ad attuare quelle strategie di coping di cui si parlava precedentemente, in modo da ritrovare, tramite queste ultime, una vita normale.
Tra i molti studi scientifici che investigano l’influenza del divertimento sul benessere individuale appare interessante il lavoro di Ryu ed Heo (2017) che sostiene “promoting positive social interaction in recreational settings and encouraging participation in volunteer activities are important factors contributing to successful ageing.” Fin dall’epoca greco-romana il divertimento è stato una componente essenziale della struttura sociale, rappresentando, di volta in volta sia un fattore di coesione che una modalità per allontanare le preoccupazioni (“divertimento” dal latino “divertere” che significa appunto “allontanarsi”).
Johan Huizinga, nel suo conosciutissimo saggio “Homo Ludens”, afferma quanto sia importante nei vari costrutti culturali il gioco ed il piacere che vi è connesso, il divertimento. Nella visione dello storico olandese il gioco è “il sintomo di una porta che si dischiude, un relazione possibile con il tutto”. Il divertimento è stato molto analizzato dal punto di vista sociologico, e sempre è apparsa chiara la sua correlazione con il benessere psico-fisico. Il benessere è uno stato che coinvolge tutti gli aspetti dell’essere umano, e che incide profondamente sulla qualità della vita individuale e sociale. E’ un concetto a cui si è fatto spesso riferimento in questi ultimi mesi, quando, a livello globale, gli eventi legati alla pandemia da Coronavirus hanno profondamente modificato abitudini, stili di vita, aspettative, per cui è stato necessario pensare a nuovi tipi di organizzazioni sociali e relazioni interpersonali. Tutti, a causa del lockdown, siamo stati “travolti” dagli avvenimenti e siamo stati proiettati in un mondo silenzioso e vuoto che ci allontanava dal lavoro, dagli affetti, dai momenti di divertimento e lasciava grandi perplessità circa il futuro.
L’isolamento sociale cui il COVID-19 ci ha costretto ha avuto molte ripercussioni sul benessere generale. A parte le situazioni più gravi, tali da sfociare in veri e propri disturbi psichiatrici (I.R.C.C. S. Ospedale S. Raffaele, agosto 2020), come dicono i dati della Società Italiana di Psichiatria, che prevedevano per il post- COVID-19 almeno 300.000 pazienti in più per i Servizi di Salute Mentale, sono emerse anche una serie di difficoltà nella vita quotidiana delle persone, come situazioni di disagio, sensazioni di inadeguatezza e vuoto, ansia e preoccupazioni di vario genere. Molto interessante risulta lo studio sull’impatto della quarantena e del distanziamento sociale sulla vita quotidiana, frutto della collaborazione di un folto gruppo di studiosi provenienti da diverse Università Italiane, che ha evidenziato come, a seconda delle modalità con cui si era venuti in contatto con il virus, si potevano sviluppare sintomi di tipo psichiatrico (Giallonardo V. et Al The impact of Quarantine and Physical Distancing following COVID-19 on Mental Health, Frontiers in Psychiatry, vol.11, June 2020).
Appare quindi chiaro come saranno necessarie molte energie “positive” per affrontare la fase post lockdown. A questo proposito la teoria del benessere di Seligman (2011) ha come componente fondamentale il lavoro sulle “emozioni positive”. Sono queste ultime che permettono di vivere esperienze significative e migliorare la qualità della vita, poiché il sistema cognitivo viene stimolato dalle esperienze fornendo reazioni di adattamento. In situazioni di particolare stress, ansia e depressione possono beneficiare dell’esperienza delle “emozioni positive”, che influenzano anche la resilienza psicologica ed il benessere individuale. Le esperienze positive di divertimento consentono alle persone che le sperimentano maggiore stabilità emotiva e, di conseguenza, maggiori risorse per affrontare la quotidianità riducendo i livelli di stress (Shang-Ti Chen 2020).
Le emozioni positive, dal punto di visto neurobiologico, sono collegate alle regioni sottocorticali del sistema limbico. Molte evidenze suggeriscono che soprattutto i sistemi dopaminergici centrali, nel loro compito di neuromodulazione, risultano più efficaci negli stati affettivi positivi. I meccanismi indipendenti della Dopamina che utilizzano recettori oppiacei e GABA nello striato ventrale, amigdala e corteccia frontale orbitale hanno anch’essi un ruolo cruciale nella percezione di sensazioni di piacere (Burgdoff, panskepp, 2006). E quale migliore luogo per vivere emozioni ed esperienze positive di un Parco di divertimento?
I parchi, nati tra l’Ottocento ed il Novecento, sono gli eredi delle Fiere mercantili Medioevali, e si sono poi nel tempo evoluti grazie allo sviluppo tecnologico, finendo per rappresentare oggi spazi dove il sogno, la meraviglia, la fantasia possono appunto concretizzarsi in emozioni positive ed esperienze di benessere. Andare al Parco vuol dire immergersi in un’atmosfera magica, in un ambiente curato, dove condividere momenti piacevoli con i propri familiari ed altre persone, in una dimensione aggregante non facile da sperimentarsi nella quotidianità. Il Parco è un luogo per tutta la famiglia, per persone di tutte le età, che possono sia utilizzare le attrazioni che semplicemente viverne l’atmosfera. In particolare quello che il parco offre è un’esperienza di emozioni e, come si è precedentemente detto, le emozioni non solo sono essenziali per il benessere psico-fisico in generale ma, nel momento attuale segnato dalla tragicità della pandemia da COVID-19, finiscono per risultare particolarmente importanti per tornare ad una vita “normale”.
Tutto il periodo del lockdown è stato caratterizzato da vissuti drammatici, emozioni negative, grandi preoccupazioni per sé stessi ed i propri cari. Anche se i momenti peggiori sembrerebbero passati, non va dimenticato che ancora una grande aura di incertezza ci circonda e che per molti il ritorno alla così detta “normalità” ha coinciso con cambiamenti anche importanti della quotidianità e dello stile di vita. Da parte di tutti c’è una ricerca di serenità, di tranquillità, di quelle piccole, semplici cose che hanno sempre fatto parte della routine di ogni giorno e che a un certo punto sono sembrate impossibili, irraggiungibili.
Il divertimento è stata una di queste: forse in un primo momento non se ne è sentita troppo la mancanza, travolti dalle notizie tragiche e dalla paura, ma poi man mano quegli spazi ludici, dove poter per un po' dimenticare tutte le preoccupazioni, sono mancati a tutti. Adesso se ne sente forte il bisogno anche perché il divertimento, ed il parco in cui esso si sperimenta, diventa un mezzo di “contrasto” a tutto il “negativo” accumulato nei lunghi mesi di rigido distanziamento sociale e di chiusura della maggior parte delle attività. Le emozioni positive provocate da un giro di giostra (che, va sottolineato, si può fare in tutta sicurezza, visto che precisi protocolli anti COVID-19 appositamente studiati sono da tempo operativi), hanno un effetto psichico da non sottovalutare nel momento in cui ognuno sta ri/costruendo la propria vita secondo modelli non usuali, ed ha bisogno di stimoli utili e fattivi per ritrovare benessere ed equilibrio.
Il divertimento coinvolge mente e corpo, tra l’altro stimola la produzione di endorfine, sostanze chimiche generate dall’ipofisi, che influenzano in senso positivo l’umore. Ancora è stato dimostrato che esiste una precisa relazione tra la soddisfazione che il divertimento procura e la percezione soggettiva del proprio benessere (Kuykendall et al., 2015), e questo in tutti gli ambiti culturali ed in qualunque età della vita, e che il tempo libero impiegato nel divertimento può soddisfare i bisogni psicologici, influendo positivamente sul benessere degli individui (Kuykendall et al.2018). Il Parco di divertimento per sua natura e struttura offre tutte queste opportunità e, nel particolare momento storico che stiamo vivendo, si pone come un potenziale ed importante supporto al mantenimento ed al riequilibrio del benessere soggettivo contribuendo in questo modo anche alla ripresa del funzionamento della società (Mansfield et al., 2020).
Il presente studio è promosso da Zamperla Spa, più precisamente dalla divisione nata nel 2012 per sostenere i temi dell’inclusività e rendere i parchi di divertimento accessibili a tutte le persone con esigenze speciali. Fanno parte di questa divisione tecnici, medici, psicologi, psichiatri e specialisti di diversi settori che si ritrovano oggi a valutare anche gli effetti della pandemia da Covid-19 sulla salute mentale, e il ruolo sociale che i parchi a tema e di divertimento possono svolgere.
Profilo Dott.ssa Stefania Cerino
Laureata in medicina e chirurgia e specializzata in psichiatria e criminologia clinica, psicanalista. Impegnata in diversi progetti relativi alle metodologie di riabilitazione in collaborazione con l’Istituto Superiore di Sanità è autrice di numerose pubblicazioni ed è attualmente membro del Comitato Scientifico del Progetto Europeo Sp.He.Re inerente sport e riabilitazione psichiatrica
Profilo Segr. Gianni Chiari
Segretario tecnico ANCASVI e membro dei principali comitati tecnici internazionali che elaborano le norme di sicurezza per tutto il settore delle attrazioni (CEN, ASTM e ISO). Direttore tecnico di ‘Una giostra per tutti’ con l’obiettivo di migliorare l’accessibilità ai parchi di divertimento per favorirne la fruizione, consapevole, da parte di persone con disabilità o con necessità speciali.