Le aspettative sono molto elevate e ci spingono a fare una lunga digressione per arrivare a Jaunay-Clan vicino Poitiers, in una zona della Francia a 100-150 km dai Castelli della Loira, in verità poco battuta dal turismo di massa degli Italiani. L’impatto iniziale, già fuori dal complesso, non fa che aumentare queste aspettative, con una zona di alberghi molto vasta. Per parlare di questo parco bisogna chiarire subito che non è un tradizionale parco meccanico o a tema, ma un insieme di enormi edifici con tipi differenti di sale dove vengono rappresentati filmati con le tecniche più innovative; bisogna quindi pianificare tutto con molta attenzione per vedere quanto più possibile, correndo spesso da un punto all’altro del parco per evitare tempi morti. In verità, in una giornata, anche con chiusura alle 23,30, non c’è il tempo materiale per vedere tutto, quindi bisogna fare delle scelte. Appena entrati al parco (anzi già alla biglietteria) viene offerto a pagamento (20 FrF.) una volume illustrato sul parco con allegati gli orari di tutte le rappresentazioni; nel timore di non trovare altri opuscoli con gli orari, molti acquistano il tutto, ma poi scoprono che tali opuscoli sono disponibili ovunque… a partire da 100 metri dopo l’ingresso. Dal momento che tutti gli spettacoli sono in francese, c’è un servizio di noleggio gratuito di cuffie con traduzione simultanea; per noi italiani non c’è molta utilità perché la traduzione in italiano è fatta in pochissimi casi. La cosa più bella del parco è certamente l’architettura futuristica dei vari padiglioni che si affacciano su laghetti attraversati da strade sopraelevate. Dopo essere entrati, andando a sinistra fino in fondo al parco, si arriva al Pavillon de la Vienne e da qui iniziamo la nostra descrizione procedendo in senso orario, ma ricordando che la visita vera e propria avviene saltando da un posto all’altro. Il Pavillon de la Vienne è un grande edificio con la facciata principale costituita da una parete… d’acqua. All’interno troviamo una grande sala con una parete formata da ben 850 schermi televisivi su cui viene proiettata una storia basata sulla Vienne, la regione in cui si trova Futuroscope e, di seguito una sala con una sorta di cinema dinamico. La prima sala lascia intravedere alcune potenzialità del mosaico di schermi, ma in realtà non sfrutta molto tale tecnologia che a mio parere potrebbe essere estremamente spettacolare. A fianco del Pavillon de la Vienne si trova l’Aquascope, dove viene proiettato un filmato sull’acqua e gli spettatori interagiscono rispondendo a varie domande tramite una tastiera e un monitor; il tutto è istruttivo e divertente, a patto di capire il francese o altre lingue (tramite la cuffia di traduzione), dato che non esiste la versione in italiano. Più avanti troviamo uno dei simboli di Futuroscope: Le Tapis Magique; è un edificio a “canne d’organo” dove c’è una delle attrazioni potenzialmente più spettacolari: ancora una volta ci troviamo in una grande sala cinematografica, ma questa volta lo schermo si estende sotto il pavimento trasparente, e si ha la sensazione di volare. Qui, però si ha la prima delusione, che verrà confermata via via per il resto della visita: con una tecnologia avente tali potenzialità ci si aspetta un filmato mozzafiato; invece ci propinano la storia di una… farfalla, compresi vari minuti per il passaggio da bruco a crisalide e infine a farfalla. Il filmato è molto bucolico ed estremamente soft, e quando termina, la delusione è palpabile. Andiamo avanti e troviamo un Cinema Dinamico. Ancora una volta, però, restiamo delusi perché non ci sono grandi emozioni per delle vecchie volpi come noi, e quasi abbiamo la sensazione che gli urti e gli scossoni siano “ovattati”. Proseguiamo sempre più perplessi, rinunciando all’Imax 3D perché dura più di un ora, e troviamo uno dopo l’altro un cinema a 360 gradi, tipo quello di Disneyland Paris, poi un cinema ad alta risoluzione, quindi le Solido, un cinema 3D proiettato su uno schermo semisferico, con una storia basata sulle marionette, veramente penosa e infine l’Image Studio, un giro, finalmente carino, all’interno di una ricostruzione del mondo del cinema. Arriviamo successivamente all’Omnimax, all’interno di un padiglione formato da una grande sfera contenuta in un grande cubo trasparente, dove viene rappresentato su un enorme schermo a cupola, un lungo ma interessante filmato (55 minuti) dedicato ad una spedizione sull’Everest.. A questo punto ci siamo già rassegnati a rinunciare all’adrenalina, a scapito di filmati tranquilli, e così continuiamo nel padiglione seguente, anch’esso costruito con un incrocio di una sfera ed un parallelepipedo, all’interno del quale viene proposto un percorso per evidenziare le percezioni dei cinque sensi, e poi un’ampia raccolta di ologrammi. Infine, ecco un altro simbolo del parco: il padiglione a forma di enorme cristallo dove viene presentato, su uno schermo gigantesco, un bel filmato sull’Egitto, naturalmente molto soft. L’ultima attrazione è il Cine-Jeu, un divertente ibrido fra un cinema ed un videogioco: la sala è divisa in due settori e ogni spettatore ha una paletta, da una parte verde e dall’altra rossa, con la quale influisce, insieme a tutti gli altri componenti del suo settore, a muovere una sorta di videogioco proiettato sullo schermo. A contorno di tutto ciò vi sono una serie di attrazioni minori tra cui i tradizionali giochi per bambini (scivoli, percorsi dove arrampicarsi ecc…), attrazioni sull’acqua, inclusi degli enormi tricicli galleggianti, ed una sala piena di videogiochi e con diverse postazioni Internet. Infine, le sere d’estate, viene rappresentato uno spettacolo laser molto piacevole; la caratteristica di questo spettacolo è che il laser viene proiettato su uno schermo costituito da un gran numero di getti d’acqua nebulizzata. Per concludere, Futuroscope ha delle enormi potenzialità tecnologiche, alcune delle quali assolutamente uniche, ma per una scelta assolutamente incomprensibile e sorprendente, tali potenzialità vengono sottoutilizzate a causa di filmati prevalentemente didattici o naturalistici, con scarsissime concessioni alle emozioni. Analogamente, i filmati presentati non beneficiano delle tecnologie se non in minima parte e non hanno quasi niente di più di un normale servizio di Piero Angela (che apprezzo in tv ma che non mi sognerei di proporre in un Cinema Dinamico). Per quanto ne so, ci possono essere varie programmazioni in giornate differenti, ma lo stile non credo che cambi. Concludendo, se si cercano emozioni forti, Futuroscope non è per niente adatto, mentre può essere indicato a chi vuole passare un’intera giornata… saltando da un cinema all’altro per vedere film sonnacchiosi in una lingua straniera che magari non capisce.
Questo commento rappresenta l’opinione personale di un visitatore e non di Parksmania.it.
Le aspettative sono molto elevate e ci spingono a fare una lunga digressione per arrivare a Jaunay-Clan vicino Poitiers, in una zona della Francia a 100-150 km dai Castelli della Loira, in verità poco battuta dal turismo di massa degli Italiani. L’impatto iniziale, già fuori dal complesso, non fa che aumentare queste aspettative, con una zona di alberghi molto vasta. Per parlare di questo parco bisogna chiarire subito che non è un tradizionale parco meccanico o a tema, ma un insieme di enormi edifici con tipi differenti di sale dove vengono rappresentati filmati con le tecniche più innovative; bisogna quindi pianificare tutto con molta attenzione per vedere quanto più possibile, correndo spesso da un punto all’altro del parco per evitare tempi morti. In verità, in una giornata, anche con chiusura alle 23,30, non c’è il tempo materiale per vedere tutto, quindi bisogna fare delle scelte.
Appena entrati al parco (anzi già alla biglietteria) viene offerto a pagamento (20 FrF.) una volume illustrato sul parco con allegati gli orari di tutte le rappresentazioni; nel timore di non trovare altri opuscoli con gli orari, molti acquistano il tutto, ma poi scoprono che tali opuscoli sono disponibili ovunque… a partire da 100 metri dopo l’ingresso. Dal momento che tutti gli spettacoli sono in francese, c’è un servizio di noleggio gratuito di cuffie con traduzione simultanea; per noi italiani non c’è molta utilità perché la traduzione in italiano è fatta in pochissimi casi. La cosa più bella del parco è certamente l’architettura futuristica dei vari padiglioni che si affacciano su laghetti attraversati da strade sopraelevate. Dopo essere entrati, andando a sinistra fino in fondo al parco, si arriva al Pavillon de la Vienne e da qui iniziamo la nostra descrizione procedendo in senso orario, ma ricordando che la visita vera e propria avviene saltando da un posto all’altro.
Il Pavillon de la Vienne è un grande edificio con la facciata principale costituita da una parete… d’acqua. All’interno troviamo una grande sala con una parete formata da ben 850 schermi televisivi su cui viene proiettata una storia basata sulla Vienne, la regione in cui si trova Futuroscope e, di seguito una sala con una sorta di cinema dinamico. La prima sala lascia intravedere alcune potenzialità del mosaico di schermi, ma in realtà non sfrutta molto tale tecnologia che a mio parere potrebbe essere estremamente spettacolare. A fianco del Pavillon de la Vienne si trova l’Aquascope, dove viene proiettato un filmato sull’acqua e gli spettatori interagiscono rispondendo a varie domande tramite una tastiera e un monitor; il tutto è istruttivo e divertente, a patto di capire il francese o altre lingue (tramite la cuffia di traduzione), dato che non esiste la versione in italiano. Più avanti troviamo uno dei simboli di Futuroscope: Le Tapis Magique; è un edificio a “canne d’organo” dove c’è una delle attrazioni potenzialmente più spettacolari: ancora una volta ci troviamo in una grande sala cinematografica, ma questa volta lo schermo si estende sotto il pavimento trasparente, e si ha la sensazione di volare. Qui, però si ha la prima delusione, che verrà confermata via via per il resto della visita: con una tecnologia avente tali potenzialità ci si aspetta un filmato mozzafiato; invece ci propinano la storia di una… farfalla, compresi vari minuti per il passaggio da bruco a crisalide e infine a farfalla.
Il filmato è molto bucolico ed estremamente soft, e quando termina, la delusione è palpabile. Andiamo avanti e troviamo un Cinema Dinamico. Ancora una volta, però, restiamo delusi perché non ci sono grandi emozioni per delle vecchie volpi come noi, e quasi abbiamo la sensazione che gli urti e gli scossoni siano “ovattati”. Proseguiamo sempre più perplessi, rinunciando all’Imax 3D perché dura più di un ora, e troviamo uno dopo l’altro un cinema a 360 gradi, tipo quello di Disneyland Paris, poi un cinema ad alta risoluzione, quindi le Solido, un cinema 3D proiettato su uno schermo semisferico, con una storia basata sulle marionette, veramente penosa e infine l’Image Studio, un giro, finalmente carino, all’interno di una ricostruzione del mondo del cinema.
Arriviamo successivamente all’Omnimax, all’interno di un padiglione formato da una grande sfera contenuta in un grande cubo trasparente, dove viene rappresentato su un enorme schermo a cupola, un lungo ma interessante filmato (55 minuti) dedicato ad una spedizione sull’Everest.. A questo punto ci siamo già rassegnati a rinunciare all’adrenalina, a scapito di filmati tranquilli, e così continuiamo nel padiglione seguente, anch’esso costruito con un incrocio di una sfera ed un parallelepipedo, all’interno del quale viene proposto un percorso per evidenziare le percezioni dei cinque sensi, e poi un’ampia raccolta di ologrammi. Infine, ecco un altro simbolo del parco: il padiglione a forma di enorme cristallo dove viene presentato, su uno schermo gigantesco, un bel filmato sull’Egitto, naturalmente molto soft. L’ultima attrazione è il Cine-Jeu, un divertente ibrido fra un cinema ed un videogioco: la sala è divisa in due settori e ogni spettatore ha una paletta, da una parte verde e dall’altra rossa, con la quale influisce, insieme a tutti gli altri componenti del suo settore, a muovere una sorta di videogioco proiettato sullo schermo. A contorno di tutto ciò vi sono una serie di attrazioni minori tra cui i tradizionali giochi per bambini (scivoli, percorsi dove arrampicarsi ecc…), attrazioni sull’acqua, inclusi degli enormi tricicli galleggianti, ed una sala piena di videogiochi e con diverse postazioni Internet.
Infine, le sere d’estate, viene rappresentato uno spettacolo laser molto piacevole; la caratteristica di questo spettacolo è che il laser viene proiettato su uno schermo costituito da un gran numero di getti d’acqua nebulizzata. Per concludere, Futuroscope ha delle enormi potenzialità tecnologiche, alcune delle quali assolutamente uniche, ma per una scelta assolutamente incomprensibile e sorprendente, tali potenzialità vengono sottoutilizzate a causa di filmati prevalentemente didattici o naturalistici, con scarsissime concessioni alle emozioni. Analogamente, i filmati presentati non beneficiano delle tecnologie se non in minima parte e non hanno quasi niente di più di un normale servizio di Piero Angela (che apprezzo in tv ma che non mi sognerei di proporre in un Cinema Dinamico). Per quanto ne so, ci possono essere varie programmazioni in giornate differenti, ma lo stile non credo che cambi.
Concludendo, se si cercano emozioni forti, Futuroscope non è per niente adatto, mentre può essere indicato a chi vuole passare un’intera giornata… saltando da un cinema all’altro per vedere film sonnacchiosi in una lingua straniera che magari non capisce.
Questo commento rappresenta l’opinione personale di un visitatore e non di Parksmania.it.